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Capitolo 8 / Esternalità e beni pubblici

8.1 Esternalità ed efficienza


In molti mercati, le decisioni di alcuni agenti influenzano direttamente il benessere di altri agenti, benché questi ultimi non siano coinvolti direttamente nello scambio. Tali esternalità possono essere negative, quando generano un costo, oppure positive, quando producono un beneficio.

Un esempio classico di esternalità negativa è l’inquinamento: un’impresa che emette sostanze nocive durante la produzione impone un costo alla collettività, per esempio aria meno pulita, senza che questo costo venga sostenuto dall’impresa stessa. Un esempio di esternalità positiva è l’istruzione: una persona che studia non solo accresce il proprio capitale umano, ma contribuisce anche a una società più produttiva e responsabile, generando benefici che vanno ben oltre quello individuale.

Le esternalità creano un divario tra beneficio o costo privato (ricevuto o sostenuto dall’individuo) e beneficio o costo sociale (ricevuto o sostenuto dalla collettività). Come vedremo, in presenza di esternalità negativa, il meccanismo di mercato porta ad una quantità scambiata eccessiva rispetto a quella socialmente efficiente. Nel caso di un’esternalità positiva si verifica il contrario: la quantità è troppo bassa.

Due esempi semplici

Prima di procedere con l’analisi generale, presentiamo due esempi molto semplici che ci aiuteranno a comprendere in modo intuitivo come le esternalità alterino l’efficienza dello scambio.

Esternalità negativa: bottiglie di plastica

Alice va al supermercato per comprare acqua minerale. Ha due opzioni: una cassa di bottiglie di vetro al prezzo di $5$ euro (che è anche il costo marginale della cassa per il supermercato), e un fardello di bottiglie di plastica al prezzo di $4.50$ euro (che è anche il costo marginale del fardello per il supermercato). Alice considera i due beni come perfettamente sostituibili, quindi sceglie di comprare solo quello che costa meno. La sua disponibilità a pagare per una qualunque delle due alternative è pari a $5.10$ euro.

La scelta Si noti che, se per poter comprare le bottiglie di plastica Alice dovesse pagare una tassa di $50$ centesimi o più, Alice sceglierebbe il vetro. Parleremo di tasse come rimedio alle esternalità negative nella prossima sezione. di Alice le procura un surplus privato di $5.10 − 4.50 = 0.60$ euro. Tuttavia, questa scelta ha effetti su altri soggetti che Alice non considera. Alice vive infatti in un comune dove la plastica non viene smaltita correttamente, contribuendo all’inquinamento del mare. Questo danno collettivo è stato stimato in $0.90$ euro per ogni fardello. Il costo sociale del fardello acquistato da Alice è quindi

$4.50$ (costo privato) $+$ $0.90$ (danno ambientale) $=$ $5.40$

Poiché Alice valuta il fardello $5.10$ euro, e il costo sociale è $5.40$ euro, lo scambio comporta una perdita secca per la collettività. Il surplus sociale generato dalla scelta di Alice è $5.10-4.50-0.90=-0.30$. Il mercato raggiunge un esito socialmente inefficiente.

Al cuore del problema di un’esternalità negativa c’è il fatto che i soggetti danneggiati sono esterni alla trattativa. Nel calcolo dovremmo ovviamente includere anche il surplus del venditore (il supermercato). Ma esso è nullo in entrambi i casi, dato che il supermercato vende a prezzo di costo. Se potessero parteciparvi, potrebbero per esempio offrire ad Alice $70$ centesimi in cambio della rinuncia alla plastica a favore del vetro. Alice guadagnerebbe più dei suoi $60$ centesimi di surplus privato: acquisterebbe una cassa di bottiglie di vetro per $5.00-0.70=4.30$ euro, ottenendo un surplus di $5.10-4.30=0.80>0.60$. I soggetti danneggiati, dal canto loro, starebbero meglio: spenderebbero $0.70$ evitando di subire un danno di $0.90$. Il surplus totale aumenterebbe, e tutti ne uscirebbero avvantaggiati.


Esternalità positiva: l'apicoltore

Bruno, apicoltore, sta valutando se aumentare la sua produzione di miele installando un nuovo alveare. L’attività di Bruno si svolge nei pressi di un campo coltivato. Il nuovo alveare costa $100$ euro e, in base alla produzione di miele attesa, Bruno stima che per lui valga $90$ euro. A queste condizioni, Bruno sceglie di non installarlo.

Tuttavia, Se Bruno ricevesse un sussidio di 10 euro o più, installerebbe il nuovo alveare. Parleremo di sussidi come rimedio alle esternalità positive nella prossima sezione. le api svolgerebbero un lavoro di impollinazione che migliorerebbe la produttività dei campi coltivati vicini. Gli agricoltori stimano che questo beneficio aggiuntivo (maggior ricavo o minor costo) valga per loro almeno $20$ euro. Il beneficio sociale dell’alveare sarebbe quindi

$90$ (per Bruno) $+$ $20$ (per i vicini) $=$ $110$

a fronte di un costo di $100$ euro. Il surplus sociale potenziale è quindi $110-100=10$ euro. Ma poiché Bruno non riceve alcun compenso per il beneficio che genera agli altri, sceglie di non installare l’alveare. Ancora una volta, il mercato non funziona come dovrebbe. E anche qui, il nocciolo della questione è un ostacolo alla contrattazione: se gli agricoltori potessero partecipare alla trattativa — ad esempio offrendo un contributo di $15$ euro — Bruno cambierebbe decisione (dato che $90+15>100$) e tutti ne beneficerebbero.


Esternalità: analisi generale

Gli esempi di Alice e Bruno mostrano che il mercato, lasciato a sé stesso, non tiene conto degli effetti che le decisioni di consumo e produzione hanno su terzi. Per capire meglio perché questo accade, partiamo da come funziona normalmente uno scambio. La curva di domanda rappresenta il beneficio marginale privato ($MPB$), cioè quanto i consumatori sono disposti a pagare per un’unità in più del bene; la curva di offerta misura il costo marginale privato ($MPC$), cioè In altre parole, $MPC$ è ciò che abbiamo indicato con $MC$ nei capitoli precedenti. quanto costa ai produttori offrire un’unità aggiuntiva. L’equilibrio di mercato si trova nel punto in cui $MPB=MPC$, e questa uguaglianza, quando non sono presenti esternalità, assicura l’efficienza.

Le cose cambiano Per fare un esempio, se $Q$ misura le tonnellate di plastica prodotte, possiamo pensare a $EC(Q)$ come al costo che dovrebbe sostenere un’impresa di bonifica ambientale per riparare i danni causati da quella produzione, e a $MEC(Q)$ come al suo costo marginale. quando le decisioni di mercato hanno conseguenze che vanno oltre acquirenti e venditori. Nel caso di un’esternalità negativa, lo scambio genera un danno a soggetti esterni. L’entità di questo danno, espressa in termini monetari, è il costo esterno, che indichiamo con $EC(Q)$ quando la quantità scambiata è $Q$. Il danno aggiuntivo dovuto a un’unità in più è invece il costo marginale esterno ($MEC$), la derivata di $EC(Q)$. Nel caso di un’esternalità positiva, invece, lo scambio porta vantaggi a terzi, e possiamo parlare di beneficio esterno $EB(Q)$ e del corrispondente beneficio marginale esterno ($MEB$).

Sulla base di queste definizioni possiamo distinguere tra valori privati, che determinano le decisioni di consumatori e produttori, e valori sociali, che includono anche gli effetti esterni. In particolare, il beneficio marginale sociale ($MSB$), che misura quanto la collettività beneficia dallo scambio di una unità in più del bene, è \(MSB = MPB + MEB\) mentre il costo marginale sociale ($MSC$), ovvero quanto costa alla collettività lo scambio di una unità in più del bene, è \(MSC = MPC + MEC\) La quantità socialmente efficiente è quella tale per cui

\(\begin{gathered} MSB=MSC \end{gathered}\)

In altre parole, è socialmente desiderabile produrre e consumare il bene fino al punto in cui il beneficio sociale generato da una unità in più del bene eguaglia il costo collettivo che essa comporta.

Tuttavia, nel mercato compratori e venditori scelgono sulla base dei loro benefici e costi, cioè quelli privati. Il bene viene prodotto e consumato fino alla quantità che uguaglia domanda e offerta, cioè fino al punto in cui $MPB=MPC$, e questo comportamento non coincide con l’ottimo sociale ($MSB = MSC$) perché ignora del tutto gli effetti su terzi. Come illustrato nella figura seguente, la conseguenza è che in presenza di una esternalità negativa nel mercato si verificano troppi scambi rispetto all’ottimo sociale.

In presenza di un’esternalità positiva, al contrario, la quantità è più bassa di quella socialmente efficiente. Illustriamo questo fatto nel seguente grafico, assumendo per semplicità un beneficio marginale esterno costante.

Seguente: Correzione delle esternalità
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