4.1 Domanda e offerta di mercato in equilibrio
Un mercato
Il celebre esperimento di Vernon Smith, uno dei fondatori dell’economia sperimentale (premio Nobel per l’economia 2002), ha reso “visibile” la mano invisibile di Adam Smith: anche con pochi partecipanti e informazione limitata, i mercati tendono rapidamente a convergere verso l’equilibrio concorrenziale previsto dalla teoria.
perfettamente concorrenziale è composto da un numero elevato di compratori e venditori, ciascuno dei quali agisce come price taker, cioè accetta il prezzo di mercato come dato e non ha la capacità di influenzarlo individualmente. Ogni agente economico persegue esclusivamente il proprio interesse: i consumatori cercano di massimizzare la propria utilità, mentre le imprese puntano a massimizzare il proprio profitto. Eppure, dall’interazione di queste scelte individuali emerge un risultato collettivo che nessuno ha pianificato centralmente: il prezzo di mercato si determina come se una “mano invisibile” coordinasse consumatori e imprese, portando l’economia a un punto in cui la quantità complessivamente domandata e la quantità complessivamente offerta coincidono. In equilibrio, ciò che è il frutto della ricerca dell’interesse personale finisce per promuovere anche l’interesse generale: la quantità scambiata è esattamente quella che massimizza il benessere collettivo.
Domanda di mercato
La curva di domanda di mercato rappresenta la relazione tra il prezzo di un bene e la quantità che i consumatori sono complessivamente disposti ad acquistare a quel prezzo. Si ottiene aggregando orizzontalmente le curve di domanda individuali, ovvero sommando, per ciascun livello di prezzo, le quantità domandate dai singoli consumatori.
La figura seguente illustra un esempio. Per rendere l’analisi più semplice, assumiamo che i consumatori siano identici e quindi abbiano tutti la stessa funzione di domanda individuale. Inoltre, supponiamo che quest’ultima abbia una forma lineare — una semplificazione che adotteremo spesso nel prosieguo di queste note per facilitare il ragionamento grafico e analitico.
Come si osserva nella figura, la curva di domanda di mercato si sposta verso destra o verso sinistra rispettivamente all’aumentare o al diminuire del numero di consumatori presenti nel mercato. Essendo il risultato della somma orizzontale delle curve di domanda individuale, la domanda di mercato si sposta anche in risposta a variazioni nei fattori che influenzano la domanda individuale. In particolare, è facile vedere (benché non mostrato nella figura) che:
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Quando tutti i consumatori considerano il bene come normale (ipotesi sempre valida con il tipo di preferenze descritte nel Capitolo 2), una variazione del reddito comporta uno spostamento della curva di domanda di mercato verso destra se il reddito aumenta, o verso sinistra se il reddito diminuisce.
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Allo stesso modo, una variazione del prezzo di un bene sostituto genera uno spostamento della curva di domanda di mercato verso destra se il prezzo del sostituto aumenta, o verso sinistra se diminuisce.
Offerta ed equilibrio nel breve periodo
Nel breve periodo, una situazione in cui il numero di imprese presenti sul mercato è fisso, la curva di offerta di mercato di breve periodo rappresenta la relazione tra il prezzo del bene e la quantità che le imprese presenti sul mercato sono complessivamente disposte a vendere. Essa si ottiene in modo analogo alla domanda di mercato, cioè sommando orizzontalmente le curve di offerta individuali di breve periodo. L’esempio nella figura qui sotto riprende i dati della Figura 3.19.
La curva di offerta di mercato di breve periodo si sposta verso destra o verso sinistra rispettivamente all’aumentare o al diminuire del numero di imprese presenti nel mercato. Ed è oppportuno fare qui considerazioni analoghe a quanto detto prima a riguardo della domanda di mercato. Essendo il risultato della somma orizzontale delle curve di offerta individuali, l’offerta di mercato si sposta anche in risposta a variazioni nei fattori che influenzano l’offerta individuale. In particolare, è facile vedere (e lo mostreremo nella Figura 4.3 qui sotto) che:
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Una riduzione del costo marginale delle imprese (dovuta a un aumento del parametro di produttività $A$, oppure a una riduzione del prezzo del fattore lavoro, $W$) comporta uno spostamento a destra della curva di offerta di mercato di breve periodo. Al contrario, un aumento del costo marginale comporta uno spostamento a sinistra.
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La curva di offerta di mercato di breve periodo non dipende dal costo fisso delle imprese. Ciò è ovvio dato il fatto che la scelta ottima di breve periodo delle imprese non dipende da quel costo.
In un equilibrio di breve periodo, il prezzo di mercato è tale che la quantità domandata dai consumatori coincide con la quantità offerta dalle imprese presenti nel mercato. Il grafico a destra nella figura seguente illustra l’equilibrio e mostra come esso dipende da Come nella Figura 4.1, stiamo mantenendo costanti reddito dei consumatori e prezzo dei beni sostituti. (alcuni dei) fattori che determinano domanda e offerta. Il grafico a sinistra mostra la funzione di offerta della singola impresa, evidenziandone i profitti o le perdite.
In che modo i fattori che determinano domanda e offerta influenzano l’equilibrio di mercato? Dalla figura è possibile verificare quanto segue:
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Un aumento del numero di consumatori determina uno spostamento a destra della curva di domanda di mercato e quindi uno spostamento dell'equilibrio verso nord-est lungo la curva di offerta. Il prezzo e la quantità di equilibrio aumentano entrambi. Lo stesso accade (non mostrato in figura) se aumenta il reddito dei consumatori o il prezzo di un bene sostituto.
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Un aumento della produttività delle imprese ($A$) determina uno spostamento a destra della curva di offerta di mercato e quindi uno spostamento dell'equilibrio verso sud-est lungo la curva di domanda. Il prezzo di equilibrio si riduce, la quantità aumenta. Lo stesso accade in seguito a una riduzione del salario ($W$) o se sono presenti più imprese.
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In equilibrio ciascuna impresa massimizza il suo profitto prendendo per dato il prezzo di mercato. Il profitto massimo può essere positivo, ma può anche essere negativo. In particolare, le imprese realizzano perdite quando c'è un numero elevato di imprese, quando il loro costo fisso è alto, o quando la domanda è bassa (per es. basso numero di consumatori).
Offerta ed equilibrio nel lungo periodo
Come abbiamo visto nella Sezione 3.3, nel lungo periodo le imprese operanti in un mercato possono decidere di chiudere e uscirne. Una delle ipotesi alla base della concorrenza perfetta è che, allo stesso modo, nuove imprese inizialmente inattive possano scegliere di entrarvi. Esiste quindi un numero potenzialmente infinito di venditori.
Per calcolare la curva di offerta di mercato lungo periodo procediamo come nel breve periodo, cioè sommando orizzontalmente le curve di offerta individuale di lungo periodo. A differenza del breve periodo, però, esiste un numero potenzialmente infinito di imprese, e dobbiamo quindi sommare un numero infinito di curve. Nella prossima figura illustriamo la costruzione.
Quando le imprese presenti sul mercato ottengono profitti positivi, nuove imprese hanno incentivo a entrare. Come illustrato nella Figura 4.3, all’aumentare del numero di imprese aumenta l’offerta complessiva: il mercato si muove verso un nuovo equilibrio di breve periodo in cui il prezzo è più basso e la quantità più alta. Al contrario, quando i profitti sono negativi, alcune imprese sceglieranno di uscire dal mercato, riducendo l’offerta complessiva e facendo aumentare il prezzo di equilibrio.
Il processo di entrata e uscita di imprese continua fino a quando il profitto è nullo, cioè quando il prezzo di mercato è pari al costo medio minimo. A questo punto l’equilibrio di breve periodo è anche un equilibrio di lungo periodo. Nessuna nuova impresa ha incentivo a entrare, essendo indifferente tra entrare o restare fuori dal mercato. E nessuna impresa esistente ha incentivo a uscire, dato che copre esattamente i suoi costi. L’equilibrio di lungo periodo si trova all’intersezione tra curva di domanda e curva di offerta di lungo periodo, come illustrato nel grafico di destra della figura seguente.
La figura ci consente di trarre alcune considerazioni importanti:
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Nel lungo periodo, il prezzo in un mercato concorrenziale è determinato esclusivamente dalla struttura dei costi dell'industria, che a sua volta dipende dalla produttività ($A$), dal costo del lavoro ($W$) e da quello delle unità produttive ($FC$). In particolare, nel lungo periodo il prezzo tende a uguagliare il costo medio minimo. Come visto nel Capitolo 3, tale costo è dato da $AC_{\text{min}} = (2/A)\sqrt{FC}\sqrt{W}$.
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La produzione avviene al minimo costo unitario (medio) possibile: le imprese producono tutte alla loro scala efficiente di produzione, $Q^{\text{eff}}$.
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Come è naturale aspettarsi (e risulta evidente dalla formula del costo medio minimo), nel lungo periodo il prezzo di equilibrio aumenta se aumentano i costi fissi o i salari, oppure in caso di un calo della produttività (cioè una riduzione di $A$).
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La quantità scambiata nel lungo periodo dipende, oltre che dal costo medio minimo, dalla domanda di mercato per il bene. A parità delle altre condizioni, tale quantità aumenta all’aumentare del numero di consumatori, del loro reddito o del prezzo di un bene sostituto.
Concludiamo questa sezione con una curiosità puramente tecnica. Nell’equilibrio di lungo periodo ciascuna impresa produce al livello efficiente di output $Q^{\text{eff}}$. Può accadere però che la quantità di equilibrio non sia un multiplo esatto di $Q^{\text{eff}}$. Ad esempio, dalla Figura 4.5 si osserva che, se ci sono 1000 consumatori e i parametri sono $A = 70$, $W = 64$ e $FC = 100$, allora $Q^{\text{eff}}$ è pari a $87.5$, mentre la quantità di equilibrio è (approssimando ai centesimi di unità di output) pari a $2714.29$, che otteniamo uguagliando domanda e offerta di lungo periodo: \(5-Q/1000 = 2.2857... \; (=AC_{\text{min}})\) Vogliamo quindi dire che nel lungo periodo sarà presente un numero frazionario di imprese, ovvero $2714.29/87.5=31.02$ imprese? Possiamo pensare a tanti motivi per cui la risposta è: ovviamente no! Per dirne uno, potrebbe esistere un piccolo costo di entrata nel mercato. La trentunesima impresa ha ritenuto profittevole pagarlo, attratta dal profitto che avrebbe fatto una volta entrata. La trentaduesima no, perché con 31 imprese già presenti i profitti sono già bassissimi (dato che con “$31.02$ imprese” essi sono zero). In questo caso, è naturale pensare che il numero di imprese nel lungo periodo sarà 31.